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L'autore a dispetto di qualche difficoltà tecnica in fase di ripresa, riesce a catturarci lo sguardo grazie agli occhi della bimba. Un volto nel caos che buca la folla e arriva al cuore di chi la saluta e all'attenzione di chi osserva la fotografia.
(Mirko Macari, redazione fotocontest)
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La mancanza di ossigeno, quella della malattia, quella dei lunghi mesi chiusi in casa, l'assenza di respiro e prospettive future, l'attesa, la sospensione emotiva di questo tempo immobile. In questa fotografia un modo concettuale per raccontare la pandemia non solo attraverso il "distanziamento" sociale o i reparti ospedalieri sfiniti. Questo lungo respiro trattenuto ci soffoca nella speranza di tornare presto a respirare a polmoni liberi.
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Un ritratto domestico che ci catapulta nell'intimità di una coppia.
Ritratto e allo stesso tempo autoritratto, di una musa e il suo artista, entrambi messi a nudo nella loro complicità.
Un'immagine che sembra uscita da una canzone di Serge Gainsbourg.
"Je t'aime,
moi non plus"
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C'è, in quest'immagine, un realismo malinconico che sembra uscito dai pennelli di Edward Hopper.
Un'atmosfera metafisica, dai toni pastello.
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A dispetto del patinato che ci si aspetta per le immagini natalizie, questa fotografia racconta la normalità e la realtà in cui molti di noi hanno trascorso queste feste oramai alla conclusione. Il vero "Babbo Natale" è stata la connessione internet, l'abbraccio è stato solo immaginato, il regalo che si è chiesto è quello di tornare a brindare realmente insieme.
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La prima linea nella battaglia che tutto il mondo sta combattendo: il personale sanitario sta facendo l'impossibile per alleviare i danni del virus, curando anche chi al virus fino a qualche ora prima del contagio neanche credeva. Una foto che arriva dalla trincea covid e che ha il pregio di lasciare scorgere anche l'umanità attraverso lo sguardo della operatrice sanitaria, che presumibilmente dopo questo "contatto" tornerà nei reparti perché ci sono altre vite da salvare.
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Rodney Smith paragonava la composizione fotografica al ritmo musicale. Come le cose si collocano nell'ambiente, il loro posto e le loro dimensioni, le relazioni tra gli oggetti e le persone, tra il fotografo e il suo soggetto, questi sono gli elementi che danno ritmo ad un'immagine. Chissà se bi ha lo stesso senso del ritmo sia in composizione che in musica?
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Chissà se quei gabbiani, perfettamente allineati nel loro volo su questo mare al tramonto sono "decollati" da quei pali. Non è dato saperlo, ma ci piace pensare sia così. Una fotografia minimale che però racconta spazi infiniti, racconta la libertà e questo colore arancio che sembra di una sera di fine Agosto, riscalda anche a Novembre.
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Una composizione insolita e dinamica, e un bianco e nero elegante per un racconto tutto italiano.
Ma che ne sanno gli stranieri dell'apino?
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Uno sguardo magnetico, che cattura e non lascia scampo all'osservatore. Uno sguardo che arriva dritto all'anima, al cuore.
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Un'immagine che lascia lo spettatore sull'orlo del precipizio, come il suo protagonista. Un racconto intenso e oscuro, dalle numerose sfaccettature e indizi, che però svela poco sulla storia di questo Gesù crocifisso. Aspettiamo con ansia che l'autore ci racconti questa storia.
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Un attimo, un istante, fugace, impercettibile, di gioia, sopresa e magia.
Un momento che diventa una poesia.
"Il fotografo deve essere come carta assorbente, deve lasciarsi penetrare dal momento poetico." R. Doisneau