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Un ritratto d'altri tempi, che ha il gusto del vero, che non si preoccupa di essere politicamente corretto ed esteticamente perfetto. Il bianco e nero elegante è sublimato da una grana che si riesce quasi a toccare. L'espressione del ragazzino è semplicemente perfetta e la sigaretta, per quanto demodé, è un tocco di classe.
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Ancora una volta Luca Faranfa ci propone un'immagine dalla visione atipica e onirica, in cui il racconto sembra trattenere il respiro e rimanere sospeso. Il titolo ci parla di dolce luce, ma è una luce cupa ad illuminare la scena. Una luce che sembra essere composta di tenebre.
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Raccontare un evento sportivo con una sola fotografia è una impresa difficilissima, il gesto sportivo è spesso ripetitivo e ognuno uguale all'altro. A fare la differenza in questo caso è l'essere riusciti a fotografare un momento emotivo, una vittoria acclamata e nel caso del Palio chissà quanto desiderata. Quando si dice "cogliere un istante" in questo caso neppure mettendo i soggetti in posa si sarebbe riusciti a fare meglio.
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Un momento sospeso nel tempo e nello spazio. Un attimo fugace che sembra protrarsi e ripetersi all'infinito.
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Una fotografia d'altri tempi, imperfetta, granulosa, ruvida. Un racconto d'estate, di vita di paese e di vacanze, dove il gioco di sguardi tra i soggetti non svela nulla, al contrario, pone solo interrogativi allo spettatore. Cosa ci sarà mai al di fuori del fotogramma?
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Pochi elementi posizionati con raffinatezza per una composizione semplice ed equilibrata. Il nero, intenso e luminoso, non solo sottolinea il giallo e il rosso degli alimenti, ma conferisce all'immagine un tocco di drammaticità ed eleganza. Un risotto allo zafferano haute couture.
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Le atmosfere di Blade runner incontrano le cromie di Matrix, creando un immagine onirica in cui non sono le persone a muoversi, ma la città stessa.
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Una fotografia dal fortissimo impatto emotivo, Il bianco e nero rende giustizia alla profondità degli occhi di un bambino in attesa di qualche cosa di bello per la sua esistenza, una esistenza descritta bene anche con lo sfocato leggero che non cancella la fatiscenza alle sue spalle. Non ci sono pose o costruzioni il racconto è colto perfettamente da Jessica Cammarata con il solito tocco di neoralismo che contraddistingue tante delle sue fotografie.
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Un uso sapiente della focale impreziosito da un bianco e nero delicato e drammatico allo stesso tempo, per un ritratto creativo e decisamente originale.
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Una rappresentazione perfetta della psicologia junghiana. L'uomo e il suo inconscio, i suo demoni. Quella parte d'ombra presente in ognuno di noi che dobbiamo affrontare e accettare per conoscere noi stessi.
"Non si diventa illuminati immaginando figure di luce, ma divenendo coscienti del buio" Carl Gustav Jung
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È la nuvola che ha buttato l'ancora, stanca di girovagare senza meta dove il vento la porta?
O è il deserto che l'ha afferrata e incatenata, nella speranza di ottenere qualche goccia di pioggia e rinascere?
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Gli occhi saranno anche lo specchio dell'anima, ma a volte basta un gesto per raccontare una persona.
Un ritratto insolito ed ironico, dal bianco e nero ruvido, esattamente come il suo protagonista.